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COSTELLAZIONI - Le costellazioni obsolete

Le costellazioni che vediamo brillare in cielo sono state create dalla nostra immaginazione. Nei secoli XVII e XVIII, periodo di maggior diffusione della cartografia celeste, gli astronomi ne inventarono moltissime per i motivi più svariati. Spesso gli studiosi dedicavano le costellazioni ai loro re con la speranza di ricevere in cambio avanzamenti di carriera e notorietà, a volte le ribattezzavano per credenze religione. Julius Schiller di Augusta, per esempio, tentò di sostituire i nomi provenienti dal mondo mitologico greco con i nomi dell’Antico e Nuovo Testamento sostituendo dapprima i 12 nomi delle costellazioni zodiacali con i nomi degli apostoli per poi passare a tutte le altre costellazioni boreali ed australi. Altre volte gli astronomi cercarono di cambiare i nomi degli asterismi più famosi per diletto o per burla. Nel 1754 il naturalista inglese John Hill inventò 13 nuove costellazioni rappresentanti varie creature del regno animale, fra esse ricordiamo il Rospo (Bufo), Manis (il Pangolino), Aranea (il Ragno), Limax (la Lumaca), Hirudo (la Sanguisuga), Scarabaeus (lo Scarabeo), Testudo (la Tartaruga), Lumbricus (il Lombrico), ma nessuno le prese in considerazione. L’Unione Astronomica Internazionale, durante il congresso di Roma del 1922, divise il cielo in sole 88 costellazioni. Molte di queste esistite per secoli, seppur cancellate, hanno ancora oggi una grande importanza storica e si possono ancora trovare sulle più vecchie carte stellari. La Nave Argo La Nave Argo fa parte delle 48 costellazioni individuate da Tolomeo ed è l’unica di queste ad essere stata cancellata. In effetti il termine cancellata non è proprio indicato in quanto questo asterismo, a causa delle sue notevoli dimensioni, è stato suddiviso da Nicolas Louis de Lacaille in quattro costellazioni: la Carena, la Poppa, la Bussola e le Vele. Se fosse ancora un’unica costellazione, con un’estensione di 1800 gradi quadrati, sarebbe la più estesa della volta celeste (primato che spetta ora all’Idra). La Nave Argo è attraversata dalla Via Lattea e include un gran numero di stelle luminose, tra le quali troviamo la brillante Canopo, la seconda stella più luminosa del cielo, ora nella costellazione della Carena. Argo era la nave utilizzata da Giasone e dagli Argonauti. Giasone voleva riconquistare il trono di Iolco, città della Grecia centro-orientale, usurpato al padre Esone dal feroce fratellastro Pelia. Il tiranno lanciò una sfida al giovane Giasone: avrebbe ottenuto il regno solo dopo aver ritrovato il vello d’oro, ossia la pelle dorata di Crisomallo, un ariete alato capace di volare che Ermes donò a Nefele. L’animale, dopo essere stato sacrificato agli dei, era stato nascosto nei boschi della Colchide sotto la sorveglianza di un drago. Grazie all’aiuto di un gruppo di eroi, gli Argonauti, e della maga Medea, Giasone, dopo un avventuroso viaggio, riuscì nell’impresa ed a tornare in patria. Dopo il riuscito viaggio, Argo venne offerta a Poseidone nell’istmo di Corinto, trasportata in cielo e trasformata nella costellazione Nave Argo. Giasone dovette però attendere ancora molto tempo prima di poter salire al trono e, quando finalmente ci riuscì, perse i favori degli dei e morì. Antinoo Benchè rappresentata per la prima volta nel 1551, la costellazione di Antinoo ha origini remote. Tolomeo, nel suo famoso Almagesto, parla di questa costellazione già nel 150 d.C. collegandola ad un personaggio realmente vissuto pochi anni prima. Nelle carte celesti il giovane Antinoo venne spesso rappresentato vicino ad un’aquila, motivo per il quale è stato spesso confuso con Ganimede, il fanciullo rapito da Zeus e diventato coppiere degli dei. Antinoo, la cui nascita è stimata attorno al 27 novembre 110 a Claudiopoli (l’attuale Bolu, famosa città termale turca situata tra Ankara ed Istanbul), fu un giovane greco famoso per la sua relazione sentimentale con l’imperatore Adriano. Alla fine del mese di ottobre del 130, mentre si trovava a bordo di una nave militare che percorreva il Nilo, Antinoo morì cadendo in acqua in circostanze purtroppo sconosciute. L’imperatore Adriano, dopo la morte di Antinoo, cercò di trovare in cielo un posto dove poter sistemare il ragazzo; non cercò tra gli allineamenti stellari una figura che gli somigliasse ma scelse una zona che lo rappresentasse come un dio. Secondo le antiche leggende le stelle poste nella costellazione dell’Aquila trasmettevano energia mentre quelle del Capricorno diffondevano l’amore. Quando gli astrologi dell’epoca videro una supernova esplodere tra queste due costellazioni, l’imperatore pensò di aver ricevuto un segno dal destino e decise che quella zona di cielo fosse il luogo migliore per rappresentare il suo amato per l’eternità. Adriano divinizzò Antinoo e fondò la città di Antinopoli quale centro di culto per l’adorazione di un nuovo dio. Quarante murale Questa costellazione fu creata nel 1795 dall’astronomo francese Jérôme Lalande per ringraziare lo strumento di lavoro che usò per misurare la posizione delle stelle e che gli permise, tra il 1795 e il 1801, di pubblicare Histoire Céleste Française, il catalogo stellare più completo del suo tempo con la descrizione di 47.390 stelle. La costellazione occupava l’area di cielo e le stelle oggi comprese nella parte settentrionale di Bootes; possiamo ricordare il suo nome nello sciame meteorico delle Quadrantidi, lo sciame più ricco dell’anno, visibile all'inizio di Gennaio. La Croce di Sant'Elena Julius Schiller tentò di cristianizzare le costellazioni presentando nel 1627 un atlante stellare chiamato Coelum stellatum christianorum. Nelle sue mappe i dodici segni zodiacali erano diventati gli apostoli e le altre costellazioni erano state ribattezzate con nomi che si riferivano ai personaggi della storia biblica. Questa iniziativa non fu però accolta con entusiasmo nemmeno negli ambienti ecclesiastici. Qui a fianco troviamo rappresentata la figura che avrebbe dovuto sostituire la costellazione del Cigno.

Data creazione : 01/07/2015 - 21:16
Ultima modifica : 01/07/2015 - 21:16
Categoria : COSTELLAZIONI
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