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PERSONAGGI - Vi racconto... Giovanni Schiapparelli

“...Nelle prime epoche della storia le scienze e le arti sono state insegnate agli uomini dal desiderio di soddisfare alle necessità od alle comodità della vita; e da tal fonte dobbiamo pure riconoscere le origini dell’Astronomia. Anche nello stato della più rozza barbarie preistorica l’uomo ha dovuto portar la sua attenzione sui fenomeni celesti, e primamente su quelli, da cui in tutto od in parte dipendeva il rinnovarsi periodico dei suoi bisogni e l’ordine delle sue occupazioni. L’alternarsi rapido dei giorni e delle notti, la vicenda più lenta, ma non meno per lui importante, delle stagioni, il ritorno delle fasi lunari a regolati intervalli, e la varietà dell’illuminazione notturna che da esse deriva, han dovuto in ogni tempo ed in ogni luogo essere oggetto di attenzione e di riflessione pratica al cacciatore, al pastore ed al coltivator della terra. Tali nozioni debbono quindi esser considerate come patrimonio comune delle prime generazioni umane, anche di quelle che in progresso di tempo non seppero elevarsi al di sopra dello stato selvaggio...”

Giovanni Virginio Schiaparelli nacque il 14 marzo del 1835 a Savigliano, in provincia di Cuneo. I genitori Antonio e Caterina erano cugini di terzo grado ed avevano lo stesso cognome. Antonio faceva il fornaio ed amava osservare il cielo; fu da lui che Giovanni imparò a conoscere le prime costellazioni già da bambino. Ecco cosa scrive l’astronomo in una lettera poi utilizzata per l’introduzione del libro “Le più belle pagine di astronomia popolare”: "… in una notte serena del tardo autunno 1839, e ritornava casa, dopo di aver regolato i fuochi della fornace; io avevo ottenuto di poterlo accompagnare in quella passeggiata notturna.
L'ora tardissima, il buio completo, e io andavo sonnolento, incespicando ad ogni passo. Allora egli mi prese in braccio e, per tenermi desto, cominciò a spiegarmi le costellazioni. Così, da bimbo di quattro anni, imparai a conoscerle le Pleiadi, il Carro piccolo, il Carro grande e la Via Lattea, ch'egli chiamava la strada di San Giacomo. D'un tratto si spiccò una stella cadente; poi un'altra; poi un'altra. Alla mia domanda che cosa fossero, egli rispose che queste cose le sapeva soltanto Domineddio.
Io tacqui e un confuso sentimento di cose immense e di cose adorabili si impadronì di me. Già allora, come più tardi, la mia immaginazione era fortemente colpita da ciò che è grande, così nello spazio come nel tempo".
Anche la madre contribuì a stimolare l’interesse del futuro astronomo:
" La mattina dell'8 luglio 1842, appunto nello svegliarmi, entra mia madre nella camera come un fulmine, gridando: " vieni a vedere l'eclisse!". Messi in fretta i calzoni, mi affacciai alla finestra; era il momento della totale disparizione del disco solare. Assicuro che, per ricordarmi del fatto, non ebbi bisogno di ricevere alcuna ceffata simile a quella che Benvenuto Cellini e del padre come ricordo della salamandra. Già nel secondo libro di lettura che si usava allora nella mia scuola, io avevo letto che, talvolta, la luna nasconde il sole, producendo oscurità in pieno giorno. Ora io la vedevo appunto come un disco nerissimo che copriva tutto il sole, intorno e circondata da una bella aureola.
Dopo di aver seguito le varie fasi nel loro decremento, volli conservare memoria dell'avvenuto, con un disegno a colori. Più si accrebbe la mia meraviglia quando mi dissero che esistevano uomini capaci di predire tali fenomeni in giorno, ora e minuto. Ebbi, allora, il desiderio di esser uno di quelli, e l'ardita ambizione di essere partecipe ai consigli che governano l'universo".
Si laureò nel 1854, a soli 19 anni, come ingegnere idraulico e architetto ma continuò ad interessarsi di astronomia, dapprima grazie a Don Paolo Dovo, parroco di Savigliano di Santa Maria della Pieve, che gli mise a disposizione la sua biblioteca ed un cannocchiale con cui vedere le macchie solari, le fasi di Venere, i satelliti e le fasce di Giove, gli anelli di Saturno, le Pleiadi e alcune nebulose. Studiò il tedesco per essere sempre aggiornato sui nuovi risultati scientifici e poter leggere le opere di Maedler, Littrow, Struve, Enke, Gauss, Bessel, Schroter, Olbers.
Grazie all’intercessione del professore di matematica della facoltà di ingegneria riuscì ad ottenere una borsa di studio in Germania dove si interessò anche di ottica, magnetismo, meteorologia, filosofia, storia delle religioni, indologia e astronomia antica (per comprendere meglio i testi senza l’uso di traduttori studiò anche l'arabo e il sanscrito). Nel 1859 partì per Pietroburgo.
Trovò lavoro presso l’Osservatorio di Pulkovo, oggi come allora avanzato centro di ricerca. Ormai affermato astronomo rientrò in Italia dove venne nominato prima secondo astronomo e poi Direttore dell’osservatorio di Brera di Milano. Rimase a Milano per quarant’anni, si sposò con Maria Comotti e dal matrimonio nacquero cinque figli. La fama di Schiaparelli a Milano cominciò con la scoperta di un asteroide, battezzato con il nome di Hesperia, il calcolo della sua orbita e la dimostrazione dell'associazione degli sciami meteorici delle Perseidi e delle Leonidi con le comete.
Schiaparelli verificò, per esempio, che l'orbita dello sciame meteorico delle Leonidi coincideva con  quella della cometa Tempel-Tuttle e formulò l'ipotesi che gli sciami meteorici potessero essere residui cometari. Schiaparelli raccolse molti dati sulla natura, le dimensioni e l’origine delle meteore facendo osservazioni con strumenti modestissimi. All’osservatorio di Brera mancava un buon telescopio e Schiaparelli, nel frattempo interessatosi anche ai pianeti ed alle stelle doppie, riuscì ad ottenere nel 1874 un telescopio da 22 cm. Nel 1877 iniziò l’osservazione di Marte, su cui si avevano scarse conoscenze.
L’osservazione del pianeta rosso gli diede una notorietà inaspettata. Lo scienziato scoprì la direzione dell’asse di rotazione, la posizione della calotta polare (gettando le basi della cartografia marziana) e delle venature sulla superficie che chiamò canali. Questa scoperta fece molto discutere e diede origine a numerose ipotesi, polemiche e speculazioni sulle possibilità che il pianeta rosso potesse ospitare forme di vita.
Nel 1900, a 65 anni, fu colpito da una malattia agli occhi. Schiaparelli si spense a Milano il 4 luglio 1910 dopo aver compiuto importanti studi sulla rotazione di mercurio, sulle nubi di Venere e sulla storia dell'astronomia. Schiaparelli raccolse consensi ed onori ovunque. I riconoscimenti da parte delle Accademie scientifiche furono numerosissimi: la medaglia d’oro della Società italiana, due premi Lalande dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Francia, la medaglia d’oro della Royal astronomical Society di Londra, la medaglia d’oro Chatenius dell’imperiale Accademia Leopoldina Carolina di Germania, la Medaglia Bruce della Astronomical Society of the Pacific e molte altre.
Durante la sua attività fu iscritto a ben 48 Accademie nazionali ed estere diventando non solo la gloria dell’Italia ma anche dell’Europa. Scrisse diverse pubblicazioni e ricevette offerte di lavoro e di ricerca persino dagli Stati Uniti. Il 26 gennaio 1889 ricevette il riconoscimento più autorevole: la nomina a Senatore a vita. In suo onore furono battezzati l'asteroide 4062 Schiaparelli, il cratere Schiaparelli sulla Luna, il cratere Schiaparelli su Marte e lo Schiaparelli Dorsum, una catena montuosa sulla superficie di Mercurio.



Carmen Treglia

Data creazione : 17/10/2010 - 13:58
Ultima modifica : 17/10/2010 - 13:58
Categoria : PERSONAGGI
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