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RECENSIONI - Fare Astronomia con piccoli telescopi - di M. K. Gainer

Ovvero: la rivincita dei “piccoli”. Piccoli ma, ovviamente, sempre con un occhio alla qualità. Quando ho preso in esame il libro supponevo fosse un insieme di consigli su come utilizzare al meglio uno strumento di limitata portata e quindi limitate qualità ed aspirazioni “osservative”. Sbagliavo e di molto! L’autore dimostra come con uno strumento “non da osservatorio”, che magari trova posto su un tavolo in un giardino, sia possibile effettuare studi ed approfondimenti degni del più attivo astrofilo dotato di strumentazione fissa, di quelli che hanno una stanza occupata solo dalla strumentazione ed una famiglia molto comprensiva e paziente. Anche in questo libro i capitoli iniziali sono formativi, necessari per essere in grado di affrontare i successivi, ove chi legge può scoprire la propria vocazione astronomica. Si inizia con l’ABC, la sfera celeste, la spiegazione delle coordinate spaziali, declinazione ed ascensione retta, come datare le osservazioni, le differenze tra i vari tipi di telescopi: tutti capitoli molto didattici; quando poi si passa alla montatura equatoriale ed a come la si deve allineare si intuisce che l’autore vuole fare con questi strumenti qualcosa di estremamente serio. La precisione estrema con cui invita gli utilizzatori a fare l’allineamento con la polare, la collimazione del telescopio sono indizi della precisione estrema che viene mostrata nei successivi capitoli, necessaria per ottenere dei dati sorprendenti. Tratta della fotografia astronomica e si prefigge di usare strumentazione sì valida, ma di largo consumo: le macchine digitali che considera sono quelle compatte, le classiche macchinette per fotografare la comunione dei nipotini o la fidanzata in vacanza al Colosseo; una nota degna di essere citata: illustra come fare astrofotografia con fotocamere digitali e macchine a pellicola chimica spiegando per ogni occasione come si usa l’una e come l’altra. Iniziano quindi i capitoli “tematici”, quello sul Sole, sulla Luna, sui pianeti, sulle comete e gli asteroidi, e fin qui si penserà che sono i soliti bersagli per un rifrattore da 80 mm o comunque uno strumento di taglia piccola. Pensate che sia solo una mera osservazione? Ripeto: non è un “le magre consolazioni che potete avere con questa vostra misera strumentazione”, ma un utilizzo veramente scientifico di questa. Qualche esempio?: Usare i dischi di Stonyhurst per calcolare le coordinate eliografiche delle macchie solari ed arrivare a calcolare la rotazione solare; misurare le librazioni lunari, calcolare la velocità della luce col metodo di Roemer osservando le eclissi dei satelliti di Giove, disegnare il moto retrogrado di Marte... Ma non è finita, con questa strumentazione (un rifrattorino ed una compatta digitale) l’autore parte con l’osservazione delle stelle binarie invitando a misurarne la separazione e l’angolo di posizione; quantifica la variazione di magnitudo delle stelle variabili, con tanto di invio alle associazioni mondiali della propria stima per verificare di quanto ci si discosti, fino a creare un diagramma colore/magnitudine per le Pleiadi, a come calcolare il moto proprio della stella di Barnard od a come costruirsi uno spettrografo a prisma obiettivo e fare spettrofotometria. Posso concludere che questo libro mi ha stupito ad ogni capitolo; la domanda viene spontanea “ ma è possibile fare tutto ciò con solo questo?” Sembrerebbe proprio di si. Ed i capitoli sono appunto così vari che ognuno può dedicarsi a quello che più lo stimola e con un foglio di carta millimetrata, un lucido ed un righello avere dei dati e scoprire che magari differiscono di un decimale dalla misura che si trova sull’almanacco di un osservatorio di qualche famosa università ipertecnologica

Recensione a cura di Tiziano Ronchi

Data creazione : 30/07/2009 - 14:51
Ultima modifica : 30/07/2009 - 14:51
Categoria : RECENSIONI
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